Dodona, situata a sud della città di Ioannina in Epiro, era, nel passato, un luogo sacro e centro spirituale dell’ellenismo dell’antichità. La tradizione vuole che la zona prenda il suo nome da Dodona, figlio di Zeus e di Europa (Sofocle – Le Trachinie 172) o da Dodoni o Dioni, figlia di Oceano e della titanide Teti, come menzionnato da Stefano il Bisanzio.

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Dodona era conosciuta soprattutto per il suo santuario, un luogo di di grande importanza religiosa per il mondo greco antico, così come per l’oracolo di Dodona,  il più antico oracolo della storia ellenica (confermato anche dai suoi riferimenti ai poemi omerici) ed il secondo più importante dopo quello di Delfi. Secondo la mitologia, era anche l’oracolo il più amato dagli dei, poiché lo stesso Zeus lo definì come il suo proprio Oracolo.

Erodoto racconta che il santuario fu fondato dopo che, in Egitto, alcune colombe nere si alzarono in volo a coppie e si fermarono in luoghi da consacrare a Zeus: le prime atterrarono in Libia e le altre arrivarono qui, in Grecia, nella valle del monte Tomaros, si poggiarono sulla cima di una quercia e chiesero, con voce umana, di adibire lì un santuario per venerare Zeus.

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L’oracolo dodoneo era dato dall’interpretazione, fatta da un esegeta sacro, del suono prodotto dallo stormire al vento delle foglie di una quercia sacra; o da una fonte che sgorgava ai piedi della quercia o dal tubare o dal volo di colombe sacre. Le domande e le risposte dell’oracolo erano scritte su laminette di piombo, molte ne sono conservate nel museo di Atene.

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Il teatro di Dodona è uno dei più grandi e meglio conservati teatri greci antichi, con una capienza di circa 18.000 persone. Parte integrante del santuario di Dodona, era il monumento più visibile per i visitatori che venivano dal sud. Da notare che il teatro di Dodona era inizialmente parte integrante del santuario e fu distrutto e ricostruito due volte, dalla distruzione del santuario nel 219 a.C. Risalente al 3° secolo a.C., il teatro presenta un’enorme grotta modellata in una cavità naturale ai piedi del monte Tomaros. Il teatro subì modifiche durante il periodo romano, per poter essere trasformato in un’arena.

 

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