Nato ad Aivalì, in Asia Minore, nel 1896, Fotis Kontoglou iniziò i suoi studi presso la Scuola di Belle Arti di Atene nel 1913. Insofferente dell’insegnamento di tipo accademico, abbandonò gli studi e si diede ad alcuni viaggi fra Europa, Africa e Asia, finendo con lo stabilirsi in Francia, dove lavorò anche come minatore. A Parigi frequentò artisti, studiò disegno in alcune scuole, ma sempre in modo poco sistematico. Disegnava illustrazioni per libri e iniziò anche la sua carriera di scrittore di racconti di avventure e di viaggi.

Di ritorno in Grecia nel 1919, insegnò francese e arte al liceo. Nel 1923 si recò sul Monte Athos dove acquisì familiarità con la pittura bizantina. Lì venne colpito dalla bellezza e perfezione dell’arte bizantina e post-bizantina, che non immaginava così perfetta. Lo stesso anno presentò le sue opere presso il Liceo femminile ellenico, ad Atene.

Kontoglou ha lavorato come curatore al Museo Bizantino di Atene (1930), al Museo Copto del Cairo (1933) e al Museo di Corfù (1934-1935). Nel 1932, con l’aiuto dei pittori Yiannis Tsarouchis e Nikos Engonopoulos, dipinse gli affreschi della sua casa, che oggi si trovano nella Pinacoteca Nazionale. Nel 1933 ottiene il suo diploma dalla Scuola di Belle Arti. Dal 1937 al 1939, decorò gli affreschi del municipio di Atene. Dipinse molte chiese, inclusa quella di Kapnikarea ad Atene (1942-1953), così come un gran numero di icone portatili, e si occupò anche dell’ illustrazione e la scrittura di libri.

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Kontoglou ha partecipato a tre mostre artistiche panelleniche (1938, 1948, 1957), alla Biennale di Venezia (1934) e alla seconda Biennale di Alessandria (1957). Per il suo libro ‘’Espressioni dell’iconografia ortodossa’’ ha ricevuto il premio dall’Accademia di Atene (1960) che gli ha anche conferito una distinzione per l’insieme della sua opera.

Kontoglou ha dimostrato con il suo lavoro di essere un fermo sostenitore della richiesta di autenticità dell’espressione greca, mentre il suo contributo alla formazione della pittura ecclesiastica moderna è considerato definitivo. La sua ricerca della “grecità” si è ben manifestata nella sua opera pittorica e letteraria. Secondo Nikos Zias, professore di storia e di archeologia, Kontoglou ha risvegliato la nostra coscienza nazionale. “Il suo lavoro rimane un patrimonio per la nostra continuità nazionale, un supporto per l’anima dei greci”. Gli eventi in Asia Minore hanno giocato un ruolo decisivo e hanno influenzato le sue creazioni, ispirandolo con un senso di responsabilità per la continuità della tradizione, che era a rischio di estinzione. Per lui la tradizione era la continuazione della vita e questo è il messaggio che ha voluto trasmettere e perpetuare con la sua arte.

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Kontoglou è morto ad Atene nel luglio 1965. Nel 2014, la famiglia di sua figlia Despo ha donato l’archivio dell’artista al Museo bizantino di Atene. Kontoglou, per il suo ricco talento, le sue basi intellettuali, la sua fede irremovibile, diede una svolta alla pittura ecclesiastica neogreca. Ha avuto piena coscienza del significato teologico dell’icona all’interno dell’intera vita della Chiesa, a differenza di qualunque altro pittore greco che occasionalmente si è occupato di iconografia. Nel suo pensiero,  estetica, morfologia e teologia sono collegate fra loro.

Testo in francese via GrèceHebdo

Foto in copertina: F.Kontoglou “Le tre epoche dell’ellenismo” (nikias.gr)