Il Museo Benaki ha recentemente pubblicato una nuova raccolta delle poesie di Andreas Calvos (Andrea Calvo), uno dei maggiori esponenti della letteratura greca del 19o secolo, cresciuto in Italia. L’edizione e’ bilingue e raccoglie per la prima volta gli scritti del poeta sia in greco che in italiano. La pubblicazione e’ stata accolta con grande entusiasmo poiché tutte le precedenti raccolte delle opere di Calvos erano spesso amatoriali. Intitolata ‘Opere’, la nuova edizione propone una ricca rassegna di scritti. Si tratta della parte iniziale del primo volume delle opere del poeta, contenente la tragedia ‘Le Danaidi’ (1818), l’ode “Speranza di patria” (1819) e due libri delle ‘Odi’ ( 1824, 1826). La seconda parte invece, che sarà’ pubblicata nel 2017, proporrà’ poesie inedite, e la traduzione italiana di una poesia siciliana. In seguito, il secondo e terzo volume comprenderanno i saggi di Calvos.  É un’impresa ambiziosa, sotto la supervisione di un autorevole comitato scientifico composto da Dimitris Arvanitakis, Spyros Asdrachas, Nasos Vagenas, Bertrand Bouvier, Euripide Garantoudis e Mario Vitti. 

Pur non essendo una rassegna di ‘Opere Complete’, visto che gli esperti non escludono l’esistenza di altri scritti, la nuova edizione Benaki fa luce su alcuni aspetti chiave della poesia di Calvos.

Quello che è unico è il fatto che si mette in evidenza la  dualità delle opere di Calvos, che da un lato aveva una “coscienza” nazionale greca, ma dall’altra, sul piano letterario, godeva di una doppia “identità ”  poetica – sia italiana che greca. Fino a pochi decenni fa, Calvos era considerato solo un poeta greco di rilievo, ma il libro ‘A. Calvos ed i suoi Scritti in italiano’, pubblicato da Mario Vitti nel 1960, ha cambiato l’immagine del poeta, portando alla luce anche molte sue poesie italiane, sconosciute fino a quel momento. Vitti ha pubblicato in seguito altri due libri sulla poesia italiana di Calvos che hanno attirato l’attenzione di molti studiosi sulle opere italiane del poeta greco. Tre saggi in particolare, firmati da Euripide Garantoudis (1995), Dimitris Arvanitakis (2010) e Michael Paschalis (2013), hanno rilevato poi “l’impronta” italiana che ha segnato profondamente il lavoro di Calvos  soprattutto nei primi anni della sua carriera, dal 1811 al 1821, mentre successivamente dal 1821 al 1826 si parla piuttosto di un’impronta greca.

La nuova edizione Benaki e’ stata curata e commentata da Luigi Trenti e Euripide Garantoudis. Nell’Introduzione  sulle Danaidi, Trenti rileva l’importanza dell’opera, non valorizzata abbastanza fino a poco tempo fa. Da parte sua, Garantoudis introduce le Odi e propone una riflessione sulla cosiddetta “fisionomia” della lingua usata dal poeta nei suoi scritti, sottolineando lo “stile molto personale” di Calvos, derivante anche da una conoscenza incompleta della lingua greca e della sua evoluzione storica.  Da notare infine che il giovane Calvos aveva richiesto una borsa di studi ai governanti di Zacintho (Zante), ma la sua richiesta non aveva trovato risposta. Per Garantoudis, nel nuovo “idioma” di Calvos, le parole greche appartenenti a vari periodi storici convivono con espressioni e costruzioni poetiche prettamente italiane. Per Nasos Vagenas, membro del comitato scientifico della nuova pubblicazione, “la conclusione che Calvos non conoscesse bene il greco antico e moderno non riduce pero’ il valore della poesia di Calvos perché, senza i suoi ‘italianismi’ il fascino delle sue Odi non sarebbe stato lo stesso”.

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