A partire del 15 novembre, migliaia di studenti cominciano ad occupare il Politecnico e stanno trasmettendo messaggi di resistenza contro la giunta, attraverso la stazione radio leggendaria che avevano costruito. Nelle prime ore del 17 novembre, un carro armato del regime entrò nel cortile del Politecnico, uccidendo decine di studenti resistenti. Ma la rivolta e il suo tragico epilogo accelerò il crollo del regime dei colonnelli, e diventa un punto di riferimento per la storia greca moderna.
 Nel novembre 1973 frequentavo l’ultimo anno di un liceo classico di Roma. Era intitolato a Benedetto da Norcia e, ironia della sorte, ora là si tengono lezioni di greco moderno. La verità è che la notizia dell’occupazione del Politecnico e della sanguinosa repressione ci ha colto completamente di sorpresa.
Nel novembre 1973 frequentavo l’ultimo anno di un liceo classico di Roma. Era intitolato a Benedetto da Norcia e, ironia della sorte, ora là si tengono lezioni di greco moderno. La verità è che la notizia dell’occupazione del Politecnico e della sanguinosa repressione ci ha colto completamente di sorpresa. 
Avevamo avuto sentore delle precedenti lotte nella facoltà di Giurisprundenza, ma le informazioni erano scarse. La stampa italiana seguiva gli avvenimenti con grande buona volontà, ma disponeva di pochissime fonti. Giravano quindi notizie, alimentate soprattutto dai compagni del PAK, che parlavano di centinaia di vittime.
 Mi ricordo in particolare un reportage fantasioso sul quotidiano Lotta Continua che parlava di scontri casa per casa nel centro di Atene, di guerriglia urbana e di altre cose del tutto inventate.
Mi ricordo in particolare un reportage fantasioso sul quotidiano Lotta Continua che parlava di scontri casa per casa nel centro di Atene, di guerriglia urbana e di altre cose del tutto inventate.
Dopo l’occupazione del Politecnico, abbiamo ritenuto di indire un’assemblea dedicata specificatamente alla “giusta lotta degli studenti greci”, come riportato nel relativo volantino. Abbiamo anche appeso uno striscione, con la stessa frase, nella facciata della scuola. A livello cittadino, ricordo due cortei, uno dei partiti del cosiddetto “arco costituzionale” e l’altro della sinistra extraparlamentare.
 Ero l’unico studente greco e la mia cultura politica proveniva dall’ambiente scolastico e dalle idee del movimento. Il mio punto di riferimento era il movimento della Statale di Milano che faceva capo a Mario Capanna.
Ero l’unico studente greco e la mia cultura politica proveniva dall’ambiente scolastico e dalle idee del movimento. Il mio punto di riferimento era il movimento della Statale di Milano che faceva capo a Mario Capanna.  Mi chiese cosa stava esattamente succedendo in Grecia, il ruolo svolto da ogni organizzazione di resistenza nella rivolta del Politecnico, ma io non ero in grado di dargli risposte. Forse nessuno in quel momento era in grado. Il mese seguente questa nostra chiacchierata si trasformò in un articolo sul giornale Movimento Studentesco.
 Per quanto riguarda la resistenza greca, i miei unici contatti passavano attraverso la mia famiglia, che era comunista del KKE. Quindi in casa nostra si vedevano solo studenti del KKE e le informazioni provenivano da questa unica fonte, perchè le relazioni tra i vari gruppi della resistenza erano pessime.
Per quanto riguarda la resistenza greca, i miei unici contatti passavano attraverso la mia famiglia, che era comunista del KKE. Quindi in casa nostra si vedevano solo studenti del KKE e le informazioni provenivano da questa unica fonte, perchè le relazioni tra i vari gruppi della resistenza erano pessime. 
Lo dimostra un fatto: avevo saputo che a Roma c’era un’altra mia coetanea, Sofia Voultepsi, ma le nostre famiglie politiche erano molto distanti e questo ha fatto in modo che non ci incontrassimo mai. Debbo anche aggiungere che la famosa storia del numero della rivista clandestina “Panspoudastiki”, che definiva la rivolta del Politecnico una “provocazione”, l’ho saputa solo dopo il crollo del regime dei colonnelli.
 Nell’ambiente comunista di casa mia la notizia dell’occupazione del Politecnico è stata accolta con entusiasmo, come una smentita dell’opinione diffusa che il popolo si era adattato ai colonnelli. Il Politecnico mi ha molto aiutato a rivolgere di nuovo lo sguardo verso il mio paese e a seguirne con più interesse le vicende, per quanto dolorose fossero. Ero arrivato a Roma a 13 anni, a seguito di mia madre, che non voleva avere di nuovo a che fare con la polizia politica. Era il 1967. L’anno seguente, le scuole e le università presero fuoco e fu facile concentrarmi su queste idee e mettere un po’ da parte il dramma del mio paese. Ma nel 1973 avevo ormai 19 anni, era arrivato il momento di tornare a casa.
Nell’ambiente comunista di casa mia la notizia dell’occupazione del Politecnico è stata accolta con entusiasmo, come una smentita dell’opinione diffusa che il popolo si era adattato ai colonnelli. Il Politecnico mi ha molto aiutato a rivolgere di nuovo lo sguardo verso il mio paese e a seguirne con più interesse le vicende, per quanto dolorose fossero. Ero arrivato a Roma a 13 anni, a seguito di mia madre, che non voleva avere di nuovo a che fare con la polizia politica. Era il 1967. L’anno seguente, le scuole e le università presero fuoco e fu facile concentrarmi su queste idee e mettere un po’ da parte il dramma del mio paese. Ma nel 1973 avevo ormai 19 anni, era arrivato il momento di tornare a casa.  “Il teatro dovrebbe adeguarsi alla sua epoca ed esprimerla, altrimenti non ha ragione di esistere” diceva il “manifesto” del Teatro Libero, un gruppo teatrale nato nel 1970, che esprimava il desiderio per un cambiamento politico in Grecia attraverso l’arte. Formato dai giovani laureati della scuola di Teatro Nazionale, questo gruppo teatrale è stato forse il più serio tentativo di sperimentazione teatrale ad Atene durante la dittatura dei colonnelli.
“Il teatro dovrebbe adeguarsi alla sua epoca ed esprimerla, altrimenti non ha ragione di esistere” diceva il “manifesto” del Teatro Libero, un gruppo teatrale nato nel 1970, che esprimava il desiderio per un cambiamento politico in Grecia attraverso l’arte. Formato dai giovani laureati della scuola di Teatro Nazionale, questo gruppo teatrale è stato forse il più serio tentativo di sperimentazione teatrale ad Atene durante la dittatura dei colonnelli.La volontà di cambiamento era accompagnata da nuove forme di espressione teatrale: il Teatro Libero ha eliminato la figura del regista e ha adottato la scrittura e la direzione collettiva. Così cercava di promuovere la collettività contro l’individualismo e creare uno spazio di discussione aperto nell’epoca della censura.
 Il risultato era la produzione di spettacoli caraterizzati da una originalità impressionante che attiravano un grande pubblico diverso: i lavoratori, gli intellettuali, gli studenti, i disoccupati, gli artisti, le casalinghe, tutte le persone soffocate dalla situazione politica in cerca di un luogo un po’ più libero, riempivano le sale.
Il risultato era la produzione di spettacoli caraterizzati da una originalità impressionante che attiravano un grande pubblico diverso: i lavoratori, gli intellettuali, gli studenti, i disoccupati, gli artisti, le casalinghe, tutte le persone soffocate dalla situazione politica in cerca di un luogo un po’ più libero, riempivano le sale.TAGS: Interviste | Opinioni | Personnaggi | Questioni Nazionali
 
						 
							 
			 
			 
			 
			



