La Conferenza di Ginevra su Cipro, svoltasi alla metà del mese di gennaio a Ginevra in Svizzera, era l’ennesimo tentativo di raggiungere una soluzione negoziata della questione cipriota. Purtroppo, nonostante gli scarsi progressi registrati nel quadro delle trattative bilaterali, fra cui anche lo scambio di mappe con le proposte territoriali di ciascuna delle due parti coinvolte, la pace e la riunificazione dell’isola sembrano restare ancora lontane.

Dal 9 all’11 gennaio il Presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, e il leader della comunità turco-cipriota, Mustafa Akıncı, si sono incontrati per far avanzare il processo di riunificazione dell’isola. Agli intensi colloqui bilaterali ha fatto seguito una conferenza internazionale, convocata anch’essa sotto l’egida delle Nazioni Unite e tenutasi il 12 gennaio nella città svizzera, alla presenza di tutti e tre le potenze garanti, Grecia, Turchia e Regno Unito, a livello di ministri degli Esteri. Presente a Ginevra anche il nuovo segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, così come Jean-Claude Juncker e Federica Mogherini, in funzione di osservatore da parte dell’UE.

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È importante notare che per la prima volta la Turchia è stata attivamente coinvolta nel dibattito sulla sicurezza e sulle garanzie a Cipro, nonostante il rifiuto constante di Ankara di ritirare le sue truppe dall’isola. Il Presidente cipriota, Nicos Anastasiades ha parlato di un dialogo sostanziale, nel quale viene riconosciuto che la sicurezza non può essere una minaccia per l’altro. Anastasiades ha inoltre ribadito la “piena sintonia” tra Cipro e Grecia sulla questione cipriota.

Tuttavia, la chiusura senza un accordo delle trattative era prevedibile, ma allo scopo di evitare un nuovo stallo nei negoziati, dal 18 gennaio le discussioni sono proseguite a livello tecnico, lasciando agli esperti affrontare le spinosi questoni di «sicurezza» (ossia le forze militari turche) e di «garanzie» (una previsione obsoleta e pericolosa risalente al Trattato di Zurigo e Londra firmato nel 1960) che rimangono sul tavolo.

Kotzias

Una volta calato il sipario sulle trattative di Ginevra, il ministro degli Affari Esteri di Grecia, Nikos Kotzias, fa il punto sugli ultimi sviluppi e le posizioni greche.

Stiamo cercando di risolvere un problema di politica internazionale, nato dall’occupazione illegale di Cipro dalle forze armate turche nel 1974. Di conseguenza, la risoluzione della questione cipriota implica il ritiro delle truppe turche, attraverso una procedura che abbiamo proposto e discusso, e l’eliminazione del regime” di garanzie, ribadisce il capo della diplomazia greca in una sua intervista rilasciata il 16 gennaio 2017 alla rete televisiva Euronews.“È proprio questo – le garanzie, l’ interventismo e la presenza delle truppe – che è al centro della questione cipriota”, spiega Nikos Kotzia, aggiungendo che “il governo greco vuole trovare una soluzione alla questione di Cipro. Quello significa, tra l’altro, garantire il massimo dei diritti per i turco-ciprioti ed il massimo della sicurezza per i greco-ciprioti. In altre parole, che le truppe si ritirano”.

Cyprus Buffer Zone

Se vogliamo davvero risolvere il problema, dovremmo affrontare le cause alla radice”, sottolinea il ministro degli Affari Esteri greco. E “il problema è” proprio “l’occupazione illegale [da parte della Turchia] della parte settentrionale di Cipro”, come rileva Kotzias, in un’altra intervista concessa all’agenzia di stampa tedesca DPA sabato scorso, mettendo altresì in evidenza le responsabilità e l’intolleranza di Ankara che non vuole rinunciare a forze militari e garanzie.

Il ministro greco esprime inoltre la speranza “che la Turchia capisca che la soluzione alla questione cipriota sia anche nel suo interesse” e invita la parte turca a pensare all’interesse dei cittadini turco-ciprioti e non alle sue “strategie geopolitiche”.

Stiamo lavorando su un accordo per uno stato federale riunificato a Cipro”, nel quadro del quale entrambe le comunità dell’isola avranno uguali diritti, dice il ministro degli Affari Esteri. “Non vogliamo garanti né vogliamo essere una potenza garante”, sottolinea Kotzias, aggiungendo che “il diritto di intervento da parte di un paese terzo viola sia il diritto internazionale che le risoluzioni delle Nazioni Unite”. “È per questo motive che ho fatto una proposta: concordare un trattato di pace, di cooperazione e di sicurezza”, in merito al quale “i tre paesi, vale a dire Turchia, Cipro e Grecia, potrebbero affrontare congiuntamente minacce quali il terrorismo e la criminalità organizzata”. Invece, per garantire la sicurezza di tutti i cittadini dell’isola, servirebbe -secondo Kotzias- una forza di polizia federale (formata da 50% turco-ciprioti e 50% greco-ciprioti), affiancata anche da una forza internazionale con il dirittto di “intervenire nei soli casi in cui le forze della polizia federale non sarebbero sufficienti”.

Prossima tappa in questo ciclo di negoziati open-end (cioè dall’esito aperto) per la riunificazione di Cipro: un nuovo incontro tra il Presidente della Repubblica di Cipro Nicos Anastasiades e il leader turco-cipriota Mustafa Akıncı previsto per questo giovedì 26 gennaio.

 

Vedere anche: il ministro degli Affari Esteri di Grecia, Nikos Kotzias, alla TV pubblica ERT [in greco]

 

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