Verghina non è solo un villaggio, ma un luogo di emozioni. Gli studiosi più abituati a epigrafi e ragnatele preferirebbero dire che si tratta di una delle scoperte più importanti della storia dell’archeologia, punto fermo per la ricostruzione delle radici della civiltà occidentale. Ma noi, davanti alla corona d’oro di Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno, ci commuoviamo. La storia si mostra spogliata di orpelli. Sta sotto qualche metro di terra ai piedi dei monti dell’Epiro, dove inizia la piana di Tessalonica e dove un tempo sorgeva la città di Agaì (Ege), mitica capitale dei re macedoni. 

vergina4La storia si “tocca”. La scoperta della necropoli reale di Verghina è piuttosto recente e ai greci è servita a fare giustizia su diatribe che volevano la stirpe dei re macedoni più illirica (oggi diremmo albanese) che ellenica. Poter toccare con mano le lapidi in caratteri greci ha proiettato lo studioso delle tombe, l’archeologo Manolis Andronicos, in una dimensione quasi di eroe nazionale. Vale la pena muoversi da Salonicco, che si trova ad appena una cinquantina di chilometri, per rendersi conto di cosa svela questa necropoli.
 
Nello stesso complesso tombale di Verghina, infatti, è possibile ammirare gli arredi della sepoltura del principe Alessandro IV (figlio di Alessandro Magno e della bellissima principessa persiana Roxana) ucciso assieme alla madre nelle dispute dinastiche esplose dopo la morte dell’imperatore nel 323 a.C.
 
vergina1La differenza di rango fra il principe e il nonno la si legge soprattutto nella scelta del metallo usato per anfore e lucerne, l’argento invece dell’oro, ma la lavorazione è superba. Comunque sia la lente dell’emozione continua a essere fondamentale per cogliere la grandezza della scoperta di Verghina: una brocca di umile bronzo usata da Filippo per versare acqua “parla” più del diadema in foglie d’oro, il suo scudo di guerra più delle decorazioni in avorio del letto, il calice per il vino più dell’urna in oro massiccio dove sono conservate le sue ceneri. Chi vuol farsi assalire dalla febbre della storia non può non visitare anche il Museo archeologico di Salonicco. 

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