Sulla funzione sociale dei caffè in generale, e propriamente della loro varietà greca, i kafenia (“καφενεία”), si è detto e si è scritto molto. Essi infatti ricoprivano, nel corso di tutto l’Ottocento e per buona parte del Novecento, un ruolo fondamentale nella vita socio-politica del Paese, rappresentando lo spazio pubblico per eccellenza, il luogo in cui si manifestava il più elevato livello di comunicazione interumana. Veri centri politici, insomma, che fungevano da indicatori sensibili alla temperie e ai processi politici dell’epoca.

Non è da stupirsi, quindi, che una volta assurta a capitale dello Stato neonato ellenico nel 1834, per volontà di Ottone, Atene prese a riempirsi di caffetterie, di kafenia appunto, che spuntarono a ogni angolo del centro della città. All’epoca postrivoluzionaria, Atene che si stava ricostruendo sulle proprie macerie, lungi dall’essere la metropoli di oggi, non era che un borgo costituito da poco più di 10.000 abitanti e il suo centro si trovava contenuto tra via Ermou e via Eolou, per poi progressivamente spostarsi intorno a piazza Omonia e piazza Syntagma.   

Ed era proprio lì e in quel contesto che un caffettiere italiano, tale Sanzio Birintarelli, decise nel 1839 di mettere su bottega fondando il Caffè “Bella Grecia”, di lì a poco ellenizzato in Kafenio “I Orèa Ellàs”. Il caffè che sorgeva appunto all’incrocio di via Ermou con via Eolou al pianterreno di “Casa Vryzakis” non tardò a diventare uno dei più noti locali della capitale, un punto di riferimento e di ritrovo fisso per la nascente borghesia ateniese.

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Del suo proprietario, però, che intraprese questo viaggio nella direzione opposta da quello compiuto circa un secolo prima da un altro barista, il fondatore dello storico “Caffè Greco” a Roma, non si sa molto. Sta di fatto, comunque, che il suo non era un caso unico o insolito all’epoca. A partire dallo scoppio della Guerra d’indipendenza greca, la vicinanza geografica, i legami culturali, economici e politici per secoli coltivati tra i due popoli e la simultaneità della loro evoluzione storico-politica che risultò in rivendicazioni di carattere sociale e nazionale analoghe, fecero sì che molti italiani partirono alla volta dello Stato neonato. Sulle orme delle tre ondate di filelleni, patrioti e esuli politici, che dall’Italia prerisorgimentale approdarono in Grecia, arrivarono nella capitale greca anche tanti liberi professionisti italiani, che cogliendo l’occasione e cercando di assecondare le esigenze del nuovo ceto medio, investirono in settori imprenditoriali ancora in embrione nel mercato ateniese.

Questo era anche il caso della “Bella Grecia”. Il caffè in effetti, essendo il più moderno della città,  inaugurò una nuova era per i kafenia della capitale greca che si andava adattando alla moda occidentale contemporanea. Nella sua sala arredata con dipinti, al cui centro spiccava un tavolo da biliardo (rara novità all’epoca), si respirava, in armonia con le aspirazioni della nuova classe borghese, “un’aria europea”. Visitando il caffè nel 1841, durante il suo soggiorno ad Atene, il grande favolista danese scriveva a proposito: “Atene ha alcuni caffè greci, anzi turchi, e eccetto questi un nuovo italiano, così spazioso e elegante, che farebbe impressione anche a Amburgo o Berlino”.

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Per un quarantennio, dunque, dalla sua apertura fino al giorno in cui chiuse definitivamente i suoi battenti nel 1879, esso sarà un posto di massimo rilievo per la vita sociale e politica della capitale, il luogo d’incontro degli intellettuali ateniesi, progressisti e democratici, definito da alcuni suoi coevi “l’assemblea del popolo”, nonché il foro in cui si “giudicavano re e ministri”. “I Orèa Ellàs” assumerà presto un carattere antimonarchico e diventerà un’officina di idee rivoluzionarie, il cuore pulsante delle attività e dei sentimenti contrari al regno di Ottone I e dopo la destituzione di quest’ultimo, nel 1862, a quello del suo successore Giorgio I. Nella sua sala si tessettero trame e complotti antimonarchici e venne bruciata la testata favorevole al sovrano “Elpis”, da lì presero le mosse tante proteste e manifestazioni democratiche le quali spesso sfociarono in scontri sanguinosi, e infine non mancarono le volte che le truppe bavaresi o dei “cittadini indignati” ci fecero irruzione prendendo a bastonate gli avventori “sovversivi”.  

Poco prima della sua chiusura, il kafenio che aveva vissuto la sua età d’oro negli anni travagliati e densi di Ottone, si trasformò in una borsa valori improvvisata e non autorizzata, la prima Borsa operante ad Atene, dove avvenivano contrattazioni di titoli azionari e obbligazioni. Nel 1873, “Bella Grecia” visse i suoi ultimi momenti di gloria quando, all’epoca della questione delle miniere del Laurio, del “caso del Laurio”, attorno al suo tavolo di biliardo e in un clima entusiasmante si svolgeva la compravendita di azioni della Compagnie Métallurgique Grecque du Laurion che sollevò la prima bolla speculativa della storia del Paese. Nel 1879, lo storico kafenio ateniese che aveva seguito da vicino le vicende del nuovo Stato indipendente, cessò per sempre le sue attività.  

 

Fonti di informazione:

Birtachas, S. (2012). Solidarietà e scambi ideologico-culturali italo-ellenici in epoca risorgimentale: L’emigrazione politica italiana nelle Isole Ionie e in Grecia. in “Mediterranea.Ricerche storiche”.

M. Skaltsa, “Τα καφενεία στο επίκεντρο της κοινωνικής ζωής”, in giornale «I Kathimerinì» (15 febbraio 1998), inserto dal titolo “Αθηναϊκά καφενεία”, disponibile in greco qui

A. Skoubourdi, “Iστορικά καφενεία της Αθήνας του 19ου αιώνα”, in giornale «I Kathimerinì» (15 febbraio 1998), inserto dal titolo Αθηναϊκά καφενεία, disponibile in greco qui

s.d.

 

Da rileggere su PuntoGrecia:

Kafeneia: i tradizionali caffè greci (01 dicembre 2016)

Gli storici caffè letterari di Atene ormai scomparsi (15 febbraio 2016)

 

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