Punto Grecia ha fatto un’intervista a Teodoro Andreadis Synghellakis nella sua qualità di giornalista e corrispondente della Grecia in Italia ma allo stesso tempo di un cittadino europeo che conosce bene entrambi i paesi nonché la realtà dell’Europa che attraversa un periodo di sfide senza precedenti.

Teodoro Andreadis Synghellakis è nato a Roma il 1973. Ha studiato letteratura italiana e neoellenica all’Università La Sapienza, però il suo amore per il greco, la “sua lingua” lo deve esclusivamente a sua madre, Athanasia Synghellaki, attrice e giornalista. Dall’età di 19 anni ha iniziato a lavorare come corrispondente della trasmissione greca della BBC e dell’emittente Skai di Atene. Ha lavorato per Rai International e per otto anni ha curato la edizione della rivista culturale Foroellenico. È corrispondente a Roma della rete radiotelevisiva Alpha e dell’Agenzia nazionale di stampa greca ΑΝΑ-ΜPA.

 PG: Come definirebbe il lavoro del corrispondente dei media greci in Italia (sfide, difficoltà, vantaggi).

TAS: L’elemento più importante nel lavoro del corrispondente, e, in generale nel lavoro del giornalista, credo che sia la sensibilità di cui ciascuno dovrebbe disporre, il riuscire a interessarsi alla realtà sociale del proprio paese di origine e del paese in cui vive e lavora. Ed anche, se possibile, l’essere capaci di comunicare in modo naturale e spontaneo.

PG: Qual è l’immagine della Grecia in Italia? Si osserva qualche differenza rispetto al passato recente, è cambiata a causa della crisi economica?

TAS: L’immagine della Grecia rimane positiva grazie alla bellezza del paese , all’affinità e alla vicinanza, anche psicologica con gli italiani e ad una ricchissima eredità culturale. La crisi, naturalmente, è stata “coperta”, dal punto di vista giornalistico, in modo molto dettagliato dai media italiani. Indubbiamente, è prevalsa l’opinione che il nostro popolo sia stato punito con una durissima, estrema austerità che va oltre ogni schema logico e morale.

PG: C’ è stato un cambiamento dell’opinione degli italiani verso la UE negli ultimi anni a causa delle crisi che si sono succedute?

TAS: C’è, indubbiamente, una preoccupazione di carattere generale e la “popolarità” dell’Europa ha subito un colpo molto duro. Penso che ci troviamo ad un punto decisivo, in cui l’Europa deve decidere se vuole “diventare adulta”. D’altronde, il primo ministro italiano, Matteo Renzi, continua a sottolineare con enfasi, in questi giorni, che l’Unione non può continuare a far finta di niente, dopo che abbiamo vissuto la Brexit, la crisi dei migranti e dei profughi e anni di tremenda e illogica austerità.

PG: Che pensa della Brexit e che futuro ha la costruzione europea? La politica dell’austeritá malgrado tutto porta a dei risultati?

TAS: Sono convinto che non abbia portato a dei risultati, è chiaro. In tutto ciò, dobbiamo riuscire a capire se in Europa siamo capaci, tutti insieme, di voltare pagina e difendere, prima di tutto, i più deboli. Questo, naturalmente, non significa tornare ai mali del passato. Per esempio, per essere chiaro, i guadagni facili, con affari e scambi a volte poco chiari, che abbiamo conosciuto anche in Grecia, specie nel decennio passato. La sfida più grande consiste nel basare il nostro futuro sulle responsabilità personali e collettive, sulla capacità di porre nuovi e forti obiettivi ed anche sulla consapevolezza che nell’Unione non esistono cittadini di prima e di seconda categoria. Per quanto riguarda la Brexit, dobbiamo prima vedere quando, in che modo e se, alla fine, si realizzerà.

PG: Cosa proporrebbe per il rafforzamento dell’immagine della UE nella coscienza degli europei?

TAS: Si deve fare una svolta di centottanta gradi e riconoscere che, senza un nuovo inizio ma anche un ritorno ai valori di solidarietà e della sensibilità sociale – prevalsi nel dopoguerra – probabilmente sarà impossibile continuare questo percorso comune. Non credo che esistano margini per delle mezze soluzioni, poco incisive e inefficaci.

PG: Crede che esista uno spazio di collaborazione e in cosa potrebbe consistere l’azione comune di Italia e Grecia nel contesto della politica europea?

TAS: Il loro rapporto, negli ultimi mesi, sta diventando ancora più stretto. E lo scopo non è creare un ‘’fronte’’ per scontrarsi con altri paesi o alleanze, ma per ricordare a tutti che la tradizione e l’esperienza mediterranea ci insegna che l’incontro, vero e profondo, con altre civiltà ci deve permettere di maturare, di evolverci e, se possibile, portarci ad un arricchimento reciproco. Altrimenti penso che non abbia senso…

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