di Francesco De Palo* 
Scrivo dalle “Porte di Fuoco”, quelle Termopili che hanno caratterizzato in maniera, costante e intensa, la vita della Grecia. Non solo Leonida e il sacrificio dei suoi 300 contro l’invasore persiano, ma anche nel 1821 il sangue del patriota Athanasios Diakos che respinse con coraggio non replicabile le avance dei turchi e per questo lo impalarono. La Piana delle Termopili non è solo un luogo a me particolarmente caro per affetti, amici e familiari: è il “pan” per quanti vogliano scavare nell’intimità dell’euroellenismo.
 
Un’intimità che presenta, come un prisma, diverse e variegate facce ad una manciata di chilometri l’una dall’altra. C’è quella turistica, che consente di spaziare dal monte Pillion alle isole Sporadi, dalle cime del Parnassos al “mare di ulivi” che da Amfissa si estende fino alle alture di Delfi, dal folklore di Zagarochoria alla baia di Volos. C’è quella culturale che spinge il viaggiatore sino alle pendici del monte Olimpo – passando per Dìon e Amfipoli – o a Kalambaka, patria delle Meteore; passando per la cima da dove Serse osservava la battaglia e per le Amfiktiones, primo tentativo di unificare città-stato e popoli in lotta, centinaia di anni prima di Leonida. E c’è quella socio-politica, che si tocca in questo fazzoletto di terra dove prima c’era il mare. L’invito, per filellenici, curiosi e investigatori della memoria, è di venire qui e bagnarsi le labbra con quelle gocce di rugiada da cui, da queste pietre e da queste vette, sgorga a fiotti l’euroellenismo più puro. 
 
twitter@FDepalo 
*Giornalista, direttore di Mondo Greco

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