Dal 1 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017, il Museo Benaki di Atene ospita una nuova mostra temporanea dal titolo “L’architettura delle biblioteche nel mondo occidentale. Dall’epoca minoica a Michelangelo (1600 aC-1600 dC)”.

La mostra traccia l’evoluzione architettonica degli spazi e degli edifici destinati all’accumulazione e alla conservazione della conoscenza umana per un periodo di oltre 3.000 anni. Strutturata in cinque sezioni in base a criteri cronologici, l’esposizione esamina l’architettura delle biblioteche nel mondo greco, l’impero romano, l’era bizantina, l’Occidente nel Medioevo e nel Rinascimento.

Ospitata nell’edificio principale del museo, la mostra propone un percorso storico allo scopo di far conoscere al pubblico la struttura architettonica di queste vere “arche di conoscenza”, fin dall’epoca dei primi archivi (αρχειοφυλάκεια) e dei “musei” greci (μουσεία – le prime biblioteche nel mondo greco erano così chiamate perché poste sotto la protezione delle Muse) alle grandi biblioteche monastiche dell’Europa medievale e alla fondazione delle famose biblioteche rinascimentali, fra cui la Biblioteca Vaticana, la Biblioteca Marciana di Venezia, la Biblioteca Malatestiana di Cesena e la Biblioteca Medicea Laurenziana a Firenze.

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Per quanto riguarda il mondo greco, l’enfasi viene posta sulla funzione d’archivio documentata nel periodo minoico, così come sull’emergenza –a partire dalla metà del primo millennio a.C.– di centri dove vennero coltivate e promosse le arti e le lettere, noti come “templi delle Muse”. Le scuole filosofiche –fondate prima a Mileto e poi a Crotone (da Pitagora), ma anche l’Accademia di Platone e il Liceo di Aristotele– vantano le più importanti collezioni di libri organizzate. In quel tempo, le biblioteche erano edifici in forma di tempio, all’interno dei quali dominava la statua della dea Atena o del dio Apollo. Questa tipologia predomina anche durante l’epoca ellenistica, quando fioriscono le celebre biblioteche di Alessandria e di Pergamo (talvolta chiamata biblioteca degli Attalidi).

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A Roma la prima biblioteca pubblica fu quella istituita nel 43 a.C. I romani adottarono l’eredità della tradizione architetturale greca, pur adattando le forme greche ai propri scopi. Basata su un’idea di Guglio Cesare, la biblioteca dell’epoca romana consiste, in pratica, di due edifici gemelli, uno per i testi greci ed uno per i latini.

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Nei tempi medievali, le biblioteche più caratteristiche furono quelle monastiche, sia nell’impero bizantino che nei paesi dell’Europa occidentale. Durante questo periodo, le biblioteche della civiltà greco-romana sono ormai passate nel dimenticatoio, mentre le lettere vengono promosse nei numerosi monasteri fondati sia in Oriente che in Occidente. Tuttavia, dal punto di vista architettonico, questi spazi, nei quali sono custoditi rari e preziosi manoscritti, non presentano alcun interesse particolare.

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Nel Rinascimento, invece, le biblioteche riacquistano il loro antico splendore e sono considerate di nuovo “templi del sapere”. Costruite nuovamente a forma di tempio, le biblioteche dell’epoca vengono ritenute pari alle chiese ed ai monasteri. Si tratta sempre di biblioteche gemelli, composte da due sezioni separate (una parte greca e una latina), pur ospitate nello stesso complesso.

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In mostra più di 200 oggetti, fra cui anche appunti, disegni architettonici e rappresentazioni dei monumenti, mappe, materiale fotografico e incisioni autentiche, risalenti fino al XV secolo. Occore mettere in evidenza le rappresentazione dei complessi del Liceo di Aristotele e dell’Accademia di Platone, così come quelle delle biblioteche monumentali dell’epoca romana, come ad esempio la biblioteca del portico di Ottavia o le biblioteche degli imperatori Traiano e Adriano.

La mostra è stata realizzata in occasione della pubblicazione dell’omonimo libro dell’architetto K. Sp. Staikos, chi ha anche curato l’esposizione.

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